Santuario Abbazia di Montevergine – Mercogliano (AV)

Cenni storici

Il Santuario Abbazia di Montevergine, situato in una frazione di Mercogliano, in provincia di Avellino è immerso nel verde del Parco Regionale del Partenio, su un promontorio posto a circa 1.270 metri sul livello del mare e regala viste mozzafiato sulla valle del Sabato.
Al suo interno viene venerato il quadro della Madonna di Montevergine. L’Abbazia è meta turistica di pellegrinaggi e registra ogni anno un milione e mezzo di fedeli che raggiungono il complesso religioso.
L’Abbazia non è solo un logo di culto ma, anche per la sua posizione immersersa nel verde, è meta ideale per gli amanti della natura e della spiritualità che cercano un pò di tranquillità lontano dal caos cittadino e la routine delle giornate di lavoro.
L’origine dell’Abbazia risale al XII Secolo, fondata nel 1119 da San Guglielmo da Vercelli, un eremita che scelse il Monte Partenio come rifugio di preghiera e meditazione.
Il luogo scelto dall’eremita unito alla sua santità fu, con il passar del tempo, meta di uomini desiderosi di preghiera e solitudine. Allo stesso tempo si iniziò a edificare, insieme alle piccole cellette per ospitare i monaci, una piccola chiesa dedicata al culto della Madonna di Montevergine.
Il culto mariano si sviluppò attorno all’icona della Madonna di Montevergine, un’opera bizantina risalente al XIII secolo, attribuita a Montano d’Arezzo.
Nel corso dei secoli, Montevergine divenne centro religioso e culturale di rilievo, sede della Congregazione Benedettina degli “Ordo Montevirginis”. Il santuario ha accolto papi, re e pellegrini da tutta Europa, diventando uno dei principali centri di pellegrinaggio del Sud Italia.

La città

Il Santuario Abbazia di Montevergine, situato in una frazione di Mercogliano, in provincia di Avellino.

Il nome Mercogliano sembra derivare da Mercurianum che, secondo alcuni studiosi, indicherebbe la presenza in questi luoghi di possedimenti, praedia, dei magistri mercuriales, i magistrati, prevalentemente liberti, che amministravano il culto di Mercurio.

Importanti testimonianze, iscrizioni e reperti archeologici, testimoniano la presenza nel territorio di Mercogliano di insediamenti romani risalenti al IV secolo e fatti risalire alla colonia romana di Abellinum. A questo periodo storico vanno ascritte le vicende della cristianizzazione dell’Irpinia, con i Santi Modestino (attuale patrono di Mercogliano e di Avellino), Fiorentino e Flaviano, che trovano la morte proprio nella zona di Mercogliano.

La vera fondazione di Mercogliano è riconducibile agli ultimi decenni del VI secolo, in concomitanza della calata dei Longobardi nel sud Italia. Una colonia di profughi della vicina Abellinum, proprio per sfuggire ai Longobardi, occupano la collina di Mercogliano. In poco tempo viene costruito un centro abitato che lentamente si popola.

Lo sviluppo del paese continua ancora nell’anno 1000 in seguito alla conquista normanna dell’Italia meridionale, iniziata nel 1030. In quel periodo viene costruito il castello. Tra il 1077 e il 1089, a testimonianza di un continuo sviluppo, l’antico casale viene elevato al rango di castello. Il paese, così, acquisisce finalmente autonomia amministrativa. Signore del borgo fortificato nel 1136 era un certo Enrico di Sarno, subfeudatario del conte di Avellino Rainulfo. Nel 1137, sotto Ruggero II, che assediò Mercogliano occupandone il castello, inizia la dominazione normanna. A quel tempo Ruggero II fece rinchiudere nel castello Matilde, la moglie del conte Rainulfo.

Negli anni della seconda guerra mondiale, tra il 1940 e il 1943, Mercogliano fu uno dei comuni della Campania destinati dalle autorità fasciste ad accogliere profughi ebrei in internamento civile.
Gli internati furono liberati nel settembre del 1943 dall’arrivo delle truppe alleate.

Punti da visitare

Nel complesso abbaziale numerose sono le cose da visitare:

La Basilica di Montevergine, costruita in stile neogotico, custodisce l’icona della Madonna Nera posta sull’altare maggiore.

Il Museo Abbaziale racchiude opere d’arte sacra, manoscritti, codici miniati e oggetti liturgici risalenti all’Alto Medioevo. Per gli appassionati di fede, arte e storia è un vero e priprio viaggio nel tempo.

La Cripta del Fondatore dedicata all’eremita San Guglielmo. Un luogo raccolto e intimo, perfetto per momenti di preghiera silenziosa. Divisa in tre navate, in quella centrale sotto all’altare sono presenti le spoglie del santo con alcuni quadri ritranti scene della sua esistenza terrena.
Nelle navate laterali si aprono otto cappelle dedicate rispettivamente a Sant’Eleuterio e Sant’Antia, Santa Giuliana e Santa Faustina, San Costanzo e San Deodato, Barbato di Benevento e San Massimo, San Giasone e San Mauro, San Mercurio e San Potito, Sant’Ermolao e San Modesto, San Vittore e San Prisco.
Dal 1961, anno in cui fu inaugurata la nuova basilica è presenta anche una sessione dedicata agli ex voto portati dai pellegrini e che erano raccolti, fino all’anno prima, nelle vicinanze del quadro della Madonna.

La Biblioteca storica conserva oltre 80.000 volumi antichi tra cui preziosi incunaboli e codici miniati benedettini.

Esperienze

L’Abbazia è famosa per essere meta di pellegrinaggi organizzati da parrocchie e gruppi spirituali.
Data la sua importanza per il culto della Madonna di Montevergine, conosciuta anche come Madonna Nera e detta affettuosamente “Mamma Schiavona”, simbolo di accoglienza per tutti. Nelle festività mariane molteplici sono le celebrazioni ecauristiche solenni, i momenti di preghiera e la recita del Rosario.

Dal santuario è nato anche il cammino di Guglielmo, lungo 300 km, che ha come destinazione la Basilica del Santo Sepolcro di Barletta.

La Candelora
Oltre al culto della Madonna di Montevergine, di notevole importanza è la celebrazione della “Candelora”, verso i primi giorni di febbraio.
La Candelora ha origini antiche infatti si narra che nel 1200, durante una bufera di neve, una coppia di amanti omosessuali fosse stata scoperta ed imprigionata contro un albero sul monte con delle lastre di ghiaccio: per intercessione della Vergine, un improvviso raggio di sole colpì il ghiaccio, sciogliendolo e salvando i due innamorati.Da quel giorno, ogni anno, in occasione di tale festività, gay, lesbiche e transessuali, rendono omaggio alla Mamma Schiavona con un pellegrinaggio al santuario, chiamata juta dei femminielli, per poi partecipare, insieme agli altri pellegrini, alle danze, soprattutto tammorriate, che si svolgono nel piazzale antistante.

Raggiungibilità

IN AUTO
da Roma circa 2h e 30 min
da Napoli circa 1 h e 15 min
da Salerno circa 1 h

IN TRENO
da Roma circa 3 h
da Napoli circa 2 h
da Salerno circa 1 h e 30 min