Duomo di Salerno (SA)

Cenni storici

Ufficialmente Cattedrale Primaziale Metropolitana di Santa Maria degli Angeli, San Matteo e San Gregorio VII, è la principale chiesa della città di Salerno e Chiesa madre dell’Arcidiocesi di Salerno-Campagna-Acerno. Dal 1981 gode del titolo di basilica minore
Il Duomo venne edificato tra il 1080 e il 1085 per volere del principe normanno Roberto il Guiscardo, come segno di potere e devozione, sui resti di una chiesa paleocristiana del VI secolo.
Fu consacrato nel 1084 da Papa Gregorio VII, che trovò rifugio a Salerno dopo lo scontro con l’Imperatore Enrico IV nella celebre lotta per le investiture. Il Papa morì in esilio l’anno successivo e venne sepolto all’interno della cattedrale.

Nel corso dei secoli, il Duomo subì diversi interventi:

XIII-XIV secolo – aggiunte gotiche e restauri post-terremoti.

XVI-XVII secolo – rifacimento in stile barocco, soprattutto nella cripta, per opera di Domenico Fontana e del figlio Giulio.

XX secolo – restauri per riportare la chiesa all’aspetto romanico originario, eliminando parte delle aggiunte barocche.

Il Duomo è un tipico esempio di architettura romanico-normanna, arricchito da influenze bizantine, islamiche e gotiche.

Pianta: basilicale a croce latina, con tre navate, transetto e abside.

Facciata: sobria, preceduta da un ampio atrio porticato.

Atrio: circondato da colonnati con capitelli romani di spoglio, decorato con mosaici cosmateschi.

Campanile: alto 56 metri, a pianta quadrata, in stile arabo-normanno con maioliche e archi intrecciati.

Interno: originariamente spoglio in stile romanico, poi arricchito da decorazioni barocche; oggi presenta una combinazione di elementi medievali e seicenteschi.

Figure rilevanti
San Matteo Apostolo ed Evangelista – patrono di Salerno, le cui reliquie giunsero in città nel 954 e sono conservate nella cripta.

Papa Gregorio VII – pontefice riformatore (1073-1085), morto in esilio a Salerno e sepolto nel Duomo.

Roberto il Guiscardo – duca normanno, promotore della costruzione della cattedrale.

Domenico Fontana – architetto ticinese di fama internazionale, autore della trasformazione barocca della cripta.

Punti da visitare

Atrio – spazio d’ingresso con portico e colonne antiche; al centro un antico pozzo.

Portale bronzeo (1099) – realizzato a Costantinopoli, con pannelli decorati e iscrizioni in latino e greco.

Cripta di San Matteo – sontuoso ambiente barocco, con volte affrescate e marmi policromi, custodisce l’urna d’argento con le reliquie dell’evangelista.

Tomba di Papa Gregorio VII – monumento marmoreo con epigrafe che ricorda il pontefice.

Cappella del Tesoro – conserva reliquiari, calici e arredi liturgici di pregio.

Transetto e abside – decorati con mosaici e opere d’arte sacra di varie epoche.

Il Campanile (XII sec.): alto 56 metri, in stile arabo-normanno, decorato con maioliche e archi intrecciati.

Esperienze

Festa in onore di San Matteo patrono della cittá ; ogni anno il 21 settembre vengono portate per le strade cittadine del centro storico le statue dei Martiri salernitani, di Gregorio VII, di san Giuseppe (l’unica in legno) ed infine la statua di san Matteo, accompagnate da alcune bande musicali locali. La mattina invece si svolge il solenne Pontificale, cui partecipano tutte le autorità e i sacerdoti della diocesi.
I piatti tipici della festa di San Matteo a Salerno, sono legati alla tradizione culinaria locale. Il piatto più rappresentativo è senza dubbio la milza imbottita, chiamata in dialetto “meveza ‘mbuttunata”. Questa pietanza, preparata con milza di vitello farcita con un mix di prezzemolo, aglio, peperoncino e altri ingredienti, viene poi cotta in aceto e olio, creando un sapore unico e intenso. La milza imbottita viene solitamente servita in versione street food, ovvero tagliata a fette e servita su un panino o al piatto, ed è un vero e proprio simbolo della festa.
Oltre alla milza, un altro dolce tipico legato alla festa è la zeppola di San Matteo, una sorta di corona di pasta bignè farcita con crema pasticcera e decorata con uva, fragoline e altri frutti di bosco, spesso anche con pezzi di babà