Al via la joint venture per la produzione del vino pompeiano nel rispetto della tradizione

E’ oramai notizia ufficiale che i vigneti interni ed esterni al Parco archeologico di Pompei, ma di pertinenza del medesimo (Pompei e frazione Civita, Stabia, Villa Regina Boscoreale Real Polverificio borbonico di Scafati) sono stati affidati in gestione ad una cordata di aziende vitivinicole di eccellenza campana, capitanata da Feudi di San Gregorio.

La base dell’attività di vinificazione che sarà avviata dovrà attenersi al protocollo allegato al bando della gara d’appalto, che ha selezionato il gruppo aziendale che si è aggiudicato il prestigioso incarico che prevede una serie di operazioni preliminari, concomitanti e conseguenti alla produzione del “vino pompeiano”.

Non sarà probabilmente trascurata l’esperienza maturata sul campo precedentemente dal Laboratorio di Ricerca Applicata insieme all’Azienda titolare del precedente contratto d’appalto ma assisteremo ad una svolta metodologica e produttiva perché saranno coltivati circa 6 ettari di vigna, formata da vari appezzamenti della “Grande Pompei”: 1,7 ettari sono della Città Antica, altri tra Pompei e i siti di Stabiae, Oplontis e Boscoreale.

Saranno valorizzati vitigni autoctoni vesuviani e pigiata l’uva vendemmiata in base al protocollo e alla tradizione sedimentata sul territorio vesuviano. Il vino prodotto sarà poi messo ad affinare (ed eventualmente invecchiare) in una cantina attrezzata modernamente, allestita a poca distanza delle vigne.

La tipologia dei vitigni da allevare sarà determinata sulla base dell’accertamento preliminare del loro genoma”.

Lo ha precisato il giardiniere d’arte del Parco, Maurizio Bartolini.

Tutte le sperimentazioni hanno luogo presso il vivaio del Parco archeologico di Pompei. I vitigni antichi al momento selezionati vanno dal Piedirosso al Caprettone, dal Fiano al Coda di Volpe e al Greco di Tufo, attestati in queste zone fino all’eruzione del Vesuvio del 79 d.C.

E’ stato progettato che l’attuazione della vinificazione preveda la permanenza dell’uva e del semilavorato nell’ambito del Parco Archeologico di Pompei, dalla vite alla bottiglia. Elementi, questi, che consentiranno, in un secondo momento, di certificare e promuovere sul piano commerciale una “zonazione archeologica pompeiana”.

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